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sabato 8 gennaio 2022

Vicenda Djokovic: tutt’altro che open e fair il comportamento dello Stato australiano. Intervento del Prof. Luigi Melica*

 “If you cannot be vaccinated for medical reasons, you will need to provide proof that you cannot be vaccinated for medical reasons to airline staff”.

Con questa formulazione le autorità australiane regolano gli ingressi nel Paese delle persone non vaccinate per ragioni mediche: queste ultime devono fornire la prova della loro esenzione allo staff della compagnia aerea. Dunque, prima della partenza. Lungi da noi giustificare il campione serbo, ma è legittimo anzitutto domandarsi perché, se su tale prova si erano pronunciate le autorità dello Stato di Victoria, ora intervengono quelle federali annullando il visto? E lo fanno bloccando il tennista alla frontiera?

Leggiamo il comunicato della Federazione australiana del tennis con il quale si era annunciata la presenza ai campionati open del campione serbo.

Djokovic applied for a medical exemption which was granted following a rigorous review process involving two separate independent panels of medical experts. One of those was the Independent Medical Exemption Review Panel appointed by the Victorian Department of Health. They assessed all applications to see if they met the Australian Technical Advisory Group on Immunisation guidelines.'' Dunque, piaccia o non piaccia, l’autorità sanitaria dello Stato di Victoria (dove si svolge il torneo) aveva dato il permesso a Djokovic di partire; poi, l’autorità di polizia di frontiera ha annullato il permesso accordato respingendo il tennista il quale ha proposto ricorso. Ne consegue, al netto di chi evoca il brocardo che la “legge è uguale per tutti” che se Djokovic non avesse ricevuto l’autorizzazione dallo Stato di Victoria, non sarebbe partito. Non ha, dunque, tutti i torti il Presidente serbo a lamentarsi. Ha sbagliato forse il tennista a twittare felice di essere stato autorizzato all’ingresso creando un pandemonio politico, posto che i cittadini australiani, come molti nel resto del mondo, sono esasperati dalle restrizioni. Come si giustifica il Governo australiano? Asserendo che l’ultima parola, però, spetta al Governo federale che può legittimamente annullare quanto accordato da quello statale.

Leggiamo la dichiarazione salomonica del Ministro dell’Interno australiano: “While the Victorian government and Tennis Australia may permit a non-vaccinated player to compete in the Australian Open, it is the Commonwealth government that will enforce our requirements at the Australian border,” E quindi: ““If an arriving individual is not vaccinated, they must provide acceptable proof that they cannot be vaccinated for medical reasons to be able to access the same travel arrangement as fully vaccinated travelers.

Un capolavoro: l’autorità statale lo fa partire (e non è proprio un viaggio lampo), poi, però, quella federale lo blocca all’ingresso.  Nemmeno da noi, Stato e Regioni sarebbero arrivati a tanto.

Ragionando più in generale, la vicenda Jokovic si colora, accanto alla inevitabile risonanza mediatica, delle note regole che presiedono i rapporti tra l’ordinamento settoriale dello sport, in questo caso la Federazione del tennis che ha organizzato il torneo e gli ordinamenti nazionali, in questo caso lo Stato australiano. A chi spetta l’ultima parola? Il diritto sportivo, in questi casi, non ha né latitudini né longitudini tra ordinamento e ordinamento. Dipende dal contenuto delle singole questioni. Si è in presenza di una questione rientrante nell’organizzazione della gara sportiva? Torneo o campionato? O si fuoriesce dalla stessa? Nel primo caso è indubitabilmente l’ordinamento sportivo ad avere l’ultima parola: mai le autorità statali potrebbero ordinare di ridisputare una gara sportiva o annullare un provvedimento di un arbitro o di un giudice sportivo che riguarda lo svolgimento della stessa e/o il suo risultato. Diversamente, se si esorbita dalla competizione strettamente intesa e dalla sua organizzazione, è lo Stato ad avere l’ultima parola; o meglio, le autorità statali lasciano alle autorità sportive una tendenziale libertà, l’importante è che non ne abusino violando i principi e diritti fondamentali dell’ordinamento nazionale. A tal fine, l’ordinamento giuridico italiano traccia i confini tra i due sistemi giuridici con un’espressione molto efficace: la situazione giuridica soggettiva connessa con l'ordinamento sportivo, non deve essere rilevante” per l'ordinamento giuridico della Repubblica. Ossia, non deve afferire ai diritti fondamentali, al principio di eguaglianza e ad altri principi cardine dell’ordinamento. In quel caso, se la decisione sportiva lede il tesserato o comunque afferisce a diritti fondamentali di terzi, interviene l’ordinamento statale. Applicando questa regola al caso Jokovic è lampante che la decisione se possa entrare in territorio australiano nel rispetto delle norme anticovid è anzitutto di spettanza dell’autorità statale, trattandosi, indubitabilmente, di una questione rilevante per l’ordinamento generale. E difatti la decisione è stata adottata dalle autorità sanitarie dello Stato di Victoria luogo dove si svolgerà il torneo. Non nego, però, che questo thema decidendum sia alquanto delicato entrando anche in gioco il diritto alla privacy del “paziente” Jokovic, così come è lecito pensare che quello del tennista serbo non sia l’unico caso trattato dalle autorità aeroportuali australiane, ovvero dalle compagnie aeree. Mi domando quindi, in che modo si sono comportate, tali autorità, dinanzi a simili autorizzazioni rilasciate a “viaggiatori comuni”? Hanno usato lo stesso rigore utilizzato per il tennista serbo? Applicando gli stessi standard? Personalmente vorrei che a Jokovic non fosse applicato alcuno sconto, ma nemmeno gli sia dato alcuno svantaggio solo perché persona nota in tutto il mondo: il tennista serbo, dovrebbe essere trattato come tutti gli altri che fanno ingresso nel Paese con esenzione e specifica autorizzazione dello Stato membro. In questo quadro, non è detto che i Giudici australiani non tengano conto di questi profili autorizzando la permanenza del tennista serbo. In caso contrario, gli open australiani perderanno Jokovic considerato che le autorità sportive del tennis, ovviamente interessate ad avere il numero 1 al mondo, non hanno alcuno strumento di pressione nei confronti delle autorità politiche. Un epilogo diverso, senza andare troppo lontano sia nel tempo che nell’oggetto è quello verificatosi in Inghilterra durante gli ultimi campionati europei di calcio, in occasione della finalissima. Mentre dilagava la pandemia, infatti, i vertici dell’UEFA avevano invitato alla finale di Londra 2500 ospiti illustri. In quel momento, in base alle regole vigenti, si poteva fare ingresso nel Regno unito solo se sottoposti ad almeno 5 giorni di quarantena. L’UEFA, contrariata da quel “fastidio”, faceva presente al Governo britannico che se non si fossero esentati i 2500 vip dalla quarantena avrebbe spostato la finale in altra sede. Il Governo britannico accettò quell’ultimatum. La morale è dunque la seguente: benché, astrattamente, su tali questioni, l’ultima parola spetti alle autorità statali, non è detto che queste ultime decidano nel pieno rispetto delle norme vigenti. Dipende dai risvolti politici e dalle contingenze ed anche dai rapporti di forza, ossia da chi impugna il coltello, se esse stesse o quelle sportive. Allo stesso modo, in Italia, come illustrato in un altro commento di questo blog, dopo l’approvazione del protocollo da parte della Federazione del calcio per la disputa delle partite del presente campionato, lo Stato, contrariato dalla fermezza della FIGC rispetto alle decisioni delle autorità sanitarie locali, ricorda alla stessa Federazione ed alla Lega calcio, di non tirare troppo la corda, altrimenti potrebbe anche chiudere gli stadi e far disputare le partite a porte chiuse. Come già detto, i rapporti tra i rispettivi sistemi giuridici dipendono dalle norme, dalle circostanze e contingenze politiche del momento oltre che, ovviamente, da chi ha l’ultima parola.  

*Prof. Luigi Melica (nella foto)



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Novak Đoković (nella foto)


 

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